IL DIALOGO PEDAGOGICO

Piaget considerava illusorio recuperare alla coscienza l'azione del soggetto in quanto radicata nella profondità dell'io. Antoine de La Garanderie, invece, ritiene che essa non risieda nell'inconscio, ma nel preconscio e come tale sia recuperabile con un atto di pensiero regressivo. Il "dialogo pedagogico" viene pertanto proposto dal pedagogista francese come strumento di comunicazione attiva già utilizzato da Carl Rogers nella terapia non direttiva o centrata sul paziente e da Thomas Gordon nella comunicazione efficace. Con il dialogo (rassicurante, empatico e non direttivo), l'insegnante pone domande sugli interessi in cui l'alunno mostra particolari attitudini e capacità, facendogli raccontare in che modo si comporta quando affronta quel compito (anche extrascolastico) dove lui mostra una competenza particolare. Al termine del dialogo l'insegnante chiede all'alunno cosa è successo nella sua testa durante l'esperienza rievocata. A questo punto il soggetto è in grado, se abilmente sollecitato dal suo interlocutore, di raggiungere una prima consapevolezza del proprio stile di apprendimento (visivo e/o auditivo) su cui l'insegnante dovrà  lavorare in modo continuativo durante l'anno scolastico per aiutare il soggetto ad utilizzarlo in modo sistematico. Il dialogo pedagogico è applicabile fin dall'ultimo anno della scuola dell'infanzia, ma richiede da parte del docente un'adeguata preparazione.